mercoledì 22 novembre 2006

Kuwait City 3

Stamattina altro panico!
mi sono alzato convinto di avere di nuovo perso l'aereo, ho guardato il calendario nel telefonino e mi sono tirato degli accidenti: mi diceva che oggi era gia' Giovedi' 23 e che quindi avrei bellamente perso il mio aereo delle tre del mattino!
Mi sono precipitato in strada alla ricerca dell'ufficio della mia Turkish Airlines, che sapevo essere qui nei paraggi, dopo una serie di corse a destra e a sinistra fra i palazzi circostanti (pieni di agenzie di compagnie aeree le piu' disparate) la trovo, tutto sudato mi inginocchio alla scrivania del primo personaggio che mi capita davanti, scongiurandolo a mani giunte di aiutarmi visto che sono un coglione e che ho perso l'aereo...quasi gli bacio i piedi...questi sorride e mi dice che oggi e' martedi' e che l'aereo parte stanotte...di essere puntuale!
Mi venisse un colpo!!!!! Una specie di incubo mattutino, ma vero!
Avvisato il cliente del mio ritardo, faccio check out, prendo il taxi e lo raggiungo. E' un ragazzo indiano sveglio e simpatico, chiacchieramo un po' e mi regala dei simpatici portachiavi-bussola che aveva in negozio come gadget.
Dopo vado al famoso Marina Mall, centro commerciale fiore all'occhiello di Kuwait City, con una bella baia (marina) su cui si affaciano vari ristoranti e catene alimentari: essendo il mio ultimo giorno di Golfo mi rifocillo abbondantemente in un ristorante giapponese, ai tavolini al sole.
Oggi ho la giornata completamente libera, devo solo aspettare le 3 del mattino, ora in cui parte l'aereo per Istanbul e poi l'aereo per Milano, alle 6 del mattino, che mi riportera' in Italia.
In centro, vicino all' Hyatt, ci sono una serie di negozietti e piccoli supermercati indiani, faccio gli ultimi acquisti di spezie, incensi e olii ayurvedici, scelgo solo prodotti che non si trovano in Italia dai loro colleghi indiani o cinesi.
Poi stasera cenero' al buon ristorante Koreano dentro il mio albergo il Carlton Tower, un hotel demode' in un'ottima posizione e relativamente economico (una novantina di Euro a notte): mi aspetta di nuova una cena giapponese: questa volta Sushi (che ho prenotato, fresco, da ieri sera)

Kuwait City 2

Colazione verso le 9.30, il taxi poi mi porta spedito un po' fuori da Kuwait City, dove enormi vuoti polverosi separano una casa dall'altro. In un buio ufficietto infrattato in una specie di capannone industriale incontro un Indiano che avevo gia' incontrato, nello stesso posto, 8 mesi fa, il tempo qui sembra non essere mai passato. Dopo il meeting i suoi due "sales men" indiani mi portano nel loro deposito, in uno scantinato polveroso due metri sotto terra di un quartiere popolare senza u negozio e senza un'anima viva in giro. Il posto e' senz'altro folkloristico.
Poi mi riaccompagnano in albergo, torno in camera e squilla il telefono: un cliente, sono invitato a pranzo. Un bel ristorante di cucina arabo-libanese sul mare: il pesce e' molto buono, ma con tutte le salse alla fine e' tutto molto pesante: mi servono un paio d'ore di sonno pomeridiano (micidiale), e una Pepsi per rimettermi in sesto. Alla sera altri clienti e altre Pepsi.
La cena e' di nuovo Koreana, oramai sono un cliente habitue' (il cameriere, un ragazzo del Bangladesh, mi ha preso in simpatia, e chiacchieriamo un po').
Torno in camera e mi risparmio i soliti filmacci americani in TV, guardo sul mio computer I PUGNI IN TASCA di Bellocchio, che risolleva un po' il livello culturale di questi giorni in Kuwait.
Dopo pero' vengo comunque ipnotizzato da un film dell'ispettore Callaghan, fino a tarda notte.

Kuwait City 1

waiting for data

Manama 2

waiting for data

sabato 18 novembre 2006

Manama 1

Ho perso l'aereo: mentre preparavo i bagagli per il Check Out dall'albergo mi e' balenato in mente di conrollare la data del mio volo, cosa scopro: il volo era la sera prima, alle 18.45, mentre tranquillamente gironzolavo annoiato per il Mall of the Emirates! Mi precipito in aeroporto e per fortuna trovo un volo che parte per il Bahrain da li a un'ora: ci provo, mi fanno entrare! Poco male alla fine, ho solo perso una mattinata di lavoro, ma almeno mi sono fatto una giornata al mare! un po' di abbronzatura mi e' venuta.
A Manama i tassisti sono tutti del posto, non ce ne sono di indiani al volante, e forse per questo tendono a fregare il loro cliente con tariffe fuori dalla media del Golfo. L'albergo e' lo stesso di Marzo, l'Oriental Palace. Qui ho la certezza che nulla e' cambiato (per lo meno dagli anni '70).
Una cosa che nel golfo lascia straniti i viandanti come me, e' che qui, negli alberghi, ma cosi' come anche i qualsiasi negozio (tutti, anche quelli per l'abbigliamento femminile) gli impiegati, i camerieri, il personale di servizio, i commessi... sono tutti inderogabilmente uomini. Chi come me e' abituato a vedere le cameriere, le donne delle pulizie, le commesse qui non le vedra' mai!
In albergo prendo appuntamento con Mr. Al Mannai, lo raggiungo in ufficio con il taxi (che ovviamente ricarica sul prezzo parecchio) e concludiamo gli affari davanti a un buon dolce the' nero.
La sera, riaccompagnato in albergo, gironzolo a caso fra le strette e industriose vie della vecchia Manama: trovo un ristorantino indiano con delle pretese turistiche e mi violento con un coniglio immerso in una salsa rossastra che il cameriere mi ha affabilmente consigliato: le lacrime per buttarlo giu'! La cucina indiana e' piccante, ma se vedete un povero occidentale avvisatelo, no?
Poi il coniglio, devo dire, mi faceva venire in mente quei bei gattoni che popolano indisturbati i vicoli della citta' vecchia...ma e' meglio non pensarci, e buttare giu' fra le fiamme...
Ritrovare la strada dell'albergo e' stata un'impresa non da poco, ma alla fine, verso mezzanotte, quando le strade, sempre piu' buie, si iniziavano a popolare di strani personaggi, ce l'ho fatta!

venerdì 17 novembre 2006

Dubai 5

Per celebrare la giornata libera ho "preso ferie" e sono andato al mare, in un baracchino sulla spiaggia mi sono dotato di un piccolo asciugamano e mi sono sdraiato come gli altri sulla spiaggia di Jumeirah Beach, vicino al famoso albergo a vela (l'unico albergo al mondo ad avere 7 stelle).
Sulla spiaggia molti occidentali in vacanza e indiani al riposo. Mi sembrava proprio che quella striscia di sabbia su cui ci si sdraiava fosse come una virtuale linea tangente su cui si toccano i due mondi, ma che drammaticamente non si intersecano affatto. Quando l'ombra dell'albergo ha coperto il mio retangolo di commodato d'uso ho preso e mi sono chiuso nel Mall of the Emirates, il piu' grande centro commerciale del mondo, con anche la famosa pista da sci incorporata. Esausto dello shopping mood che pervade l'ambiente, dopo mangiato (food court) ho anche qui optato per un film, World Trade Centre: il film e' un lento polpettone sugli eroi americani e i loro valori, patria e famiglia, che cerca a tutti i costi la lacrima dello spettatore, ricorrendo a tutti i cliche' disponibili sul mercato.

Abu Dhabi 2 e Dubai 4

Questa mattina, per non essereda meno del mio albergo, ho fatto il signore, alzandomi tardi e prendendo ancora un bel bagno caldo appena sveglio. Poi ho vistato l'Abu Dhabi mall, ma senzagrandi sorprese.Qui ho a lungo masticato infruttuosamente dei calamari alla griglia preparati da una catena alimentare nella Food Court, una specie di grossa mensa su cui si affaciano fast food di ogni tipo. In attesa che si facessero le 16.00 mi sono avventurato in un cinema per vedere la commediuccia scadente "Il Diavolo veste Prada". Il pomeriggio ho visitato un cliente sbevazzando the col latte. A questo punto, chiuse le mie faccende con Abu Dhabi, bevuto un ottimo succo di Mango e mangiato un paio di piccoli Kebab, ho preso il mini bus del ritorno per Dubai e mi sono confrontato con il traffico del Giovedi' sera, che e' un po come il week end nei paesi arabi. Non riuscendo in nessun modo a trovare un taxi che mi trasportasse dalla stazione dei bus fino all' albergo, ho iniziato il viaggio a piedi e ho attraversato il Creek con il caratteristico battello pieno di gente: la corsa dura cinque minuti e costa veramente poco (1\2 Dhiram). Dall'altro latosono riuscito a trovare facilmenteil taxi chemi ha riportato all' agognato Gulf Pearl Hotel.

mercoledì 15 novembre 2006

Sharjah e Abu Dhabi

Lasciato (volentieri) l'albergo ho incontrato un vecchio cliente (شم ساشةسه) con cui piu' che altro abbiamo (ha) parlato a lungo dell'Islam (هسمشة) e di quanto questa cosa faccia sentire meglio e completamente diversi, specie dopo le preghiere con la fronte al tappeto (secondo me, senza scherzi, centra qualcosa il sangue al cervello...). Preso un taxi condotto da un Afghano mi sono rifugiato dal caldo in un ristorante cinese (stranamente col cameriere -forse- iraniano). Poi ho visitato un cliente nei pressi, dopodiche' ho intrapreso il viaggio verso Ovest di circa tre ore su due minibus fino ad Abu Dhabi, il piu' ricco degli Emirati (per via del petrolio, qui abbondante). Per "stare al passo" ho scelto un bell' albergo da ben 130 Euro (non se ne trovano di piu' economici...) e ho fatto due chiacchiere con un simpatico cliente della zona, Ibrahim.
In albergo, per rifarmi dalla stanchezza del viaggio, e del conto salato, ho fatto un lungo bagno caldo che mi ha decisamente ristorato.
La cena, verso mezzanotte, l'ho fatta al Southern Fried Chicken (SFR), la risposta araba al Kentucky Fried Chicken (KFR), che serve solo pollo Halal (la macellazione e' fatta seguendo le regole del Corano). Qui mi sono deliziato con un Hamburgher di pesce abbastanza insipido, una pannocchia dal sapore sospetto e delle patatone crudiccie. La Pespi per lo meno e' servita per fare scendere il tutto al di sotto della gola...
Il quartiere in cui mi trovo e' incredibile (come probabilmente il resto della citta'): si tratta di una selva di grattacieli (o palazzoni) sgocciolanti per i condizionatori, alle cui basi, disseminate di macchine parcheggiate, e vistosamente segnalati da enormi insegne luminose, giacciono innumenrevoli ristorantini sud indiani, piccoli alimentari e squallide bottegucce di ogni genere: la sensazione che trasmette e' quella di trovare un altro posto in cui scappare per lasciarsi alle spalle questo posto desolante.
Mi conforta il fatto che la stanza che mi aspetta e' veramente accogliente e che domani mattina al risveglio mi godro' una bella vista del Golfo Persico.

martedì 14 novembre 2006

Fujairah e Ajman

Anche ieri notte addormentarsi e' stata molto dura: data la musica proveniente dal bar dei piani bassi nel mio letto sembrava di essere nel centro di un festeggiamento beduino dopo una battaglia vinta contro la tribu' vicina! Le danze sfrenate e i bagordi sono durati fino alle tre di notte, ora in cui ho potuto prendere in considerazione l'idea di addormentarmi.
Al mattino, cosi', contrariamente alle mie buone intenzioni (di cui sono lastricate le vie dell'inferno - come dice un mio amico), mi sono alzato tardi e a forma di polpetta.
E' stato complicato raggiungere la stazione dei Minibus, ma alla fine, dopo due corse di taxi, ce l'ho fatta.
Arrivato a Fujairah, proprio durante l'ora di pranzo locale (le 14.00), ho deciso di fermarmi a mangiare un boccone anch'io, anche perche' fuori si moriva dal caldo. Il ristorante era sullo stile del "mio preferito" di Dubai, ma ho provato un piattone di pesce nascosto dentro il riso: per digerire questa volta ho ceduto alla Pepsi (qui infatti offerta al posto dell'amaro o del limoncello per digerire).
Ho poi chiamato Mohammed che mi e' venuto a prendere in macchina, accompagnata dalla sua bella bimba di 3 anni dagli occhi grandi e vispi. Siamo andati a casa sua dove mi hanno offerto una tazza di the al latte molto dolce (forse latte condensato) davanti alla televisione in arabo: gli ho chiesto io di accenderla perche' mi ha incuriosito il grande schermo applicato sul davanti, simile a quelle lenti che venivano messe una volta sui vetri posteriori degli autobus per ingrandire la visuale posteriore. Lo usano infatti per ingrandire l'immagine, risulta cosi' come se la TV fosse dentro un acquario, molto curioso... A prendere il the c'erano anche gli altri due figli, di 16 e 13 anni, che, dietro solleticazioni da parte mia, sono arrivati ad ipotizzare che il KFC (kentucky fried chicken) fosse Italiano (come la Ferrari, gli spaghetti e la pizza...).
Poi, mentre uscivamo, e' comparsa la moglie di Mohammed, una signora con un bel sari colorato, a cui, per galanteria, ho provato stringere la mano, ma questa si e' subito ritratta impanicata, e, rivolgendomi un piccolo inchino a mani giunte, si e' defilata in un altro stanzino: insomma, alla fine, devo perfezionare solo un po' le mie conoscenze del bon ton nel mondo arabo-idiano, ma con la pratica si impara.
Dopo il nostro meeting in ufficio e dopo un giro all'animato mercato del pesce, mi ha accompagnato, assieme alla bimba, al taxi collettivo, che mi ha condotto fino ad Ajman, altro Emirato, in cui ho trovato alloggio all'ultimo piano di un albergo con vista mare, in cui campeggia all'ingresso una gigantrogafia della Mecca. Anche qui cena indiana, ma, questa volta, vegetariana.
Domani incontrero' un po' di vecchi amici.

lunedì 13 novembre 2006

Dubai 3

Stasera dopo i meeting con i clienti (dalle 19 alle 22) sono tornato all'albergo e ho preparato il bagaglio per la mia 3 giorni on the road negli Emirati Arabi Uniti: ho scelto il materiale da far vedere in modo da portarmi solo la borsa a tracolla (piu' leggera possibile) e lascero' la valigia in albergo per recuperarla Sabato, quando lascero' il paese per andare in Bharain.
A cena sono andato in quello che e' diventato il mio ristorantino preferito a Dubai: e' proprio affianco all'albergo ed e' uno stanzone illuminato da grossi neon e spazzato da 6 grandi ventilatori appesi alle pareti. La cucina e' costituita da una vetrata piena di schizzi d'unto che da' sul marciapiede. Li' un cuoco spadella carne e zuppe in grossi wok bisunti. Appena ci si siede ai tavolini di legno un ragazzino ti porta un piattino con cipolle, carote e limone (il condimento o l'antipasto a seconda dei gusti).
L'acqua e' in una caraffa di plastica e si versa in bicchieroni di metallo. Poi ho ordinato una zuppa di lenticchie che avevo visto mangiare dal mio dirimpettaio ieri (quando avevo mangiato una polpettona piatta di carne speziata).
Nascosti nella zuppa si insidiavano pericolosi tocchi di peperoncino verde che si facevano subito protagonisti appena morsicati. Le posate non si usano, ma si raccoglie quello che si ha nel piatto con un focaccione di pane abbrustolito che viene servito in un piatto separato.
Il dessert non e' previsto dal menu'.
Finito di mangiare ci si va a lavare le mani in un lavello sul retro (ma non ho preso in considerazione l'ipotesi di usare la piccola scaglia di sapone disponibile)
L'ambiente e' molto friendly, vi si radunano infatti per lo piu' indiani o pakistani che hanno finito di lavorare, fa un po' mensa ed e' un posto molto popolano (ovviamente la clientela e' solo maschile)
Il menu' e' per lo piu' a base di carne e il prezzo massimo e' 5 dirham (1 Euro), contrariamente a quanto dovrei fare non riesco mai a chiedere la ricevuta perche' sarebbe difficile da spiegare che mi serve per l'azienda e la nota spese...

Dubai 2

Ieri sera addormentarsi e' stata dura: al piano terra dell'albergo, dentro l'albergo, ci sono un Indian bar e un Arabic bar che, fino alle 2, tengono musicaccia araba a tutto volume (fino a far grattare gli amplificatori e rimbomare i suoni nella mia stanza!): ho dato una sbirciatina una volta: c'e' un palchetto su cui ancheggiano ragazzotte piu' o meno in carne e seduti davanti a loro questi arabi vestiti di bianco le guardano sbevazzando birra o whiskey. Non so cosa succede dopo, ma l'albergo di notte e' un continuo sciamare di personaggi/e strani per i corridoi e nella hall: sta diventando alla fine il mio albergo d'elezione a Dubai, fa tenerezza!
Le giornate qui non finiscono mai, tutti i negozi e gli esercizi rimangono aperti fino a notte, quando l'aria si fa meno insopportabile. Per questo mi posso alzare piu' tardi: oggi ho un appuntamento con un cliente alle 7.45 di sera dopo la preghiera (ieri infatti mi hanno fatto uscire dagli uffici in fretta e furia perche' dovevano scappare in moschea per la preghiera delle 6 - e questi non sono arabi, ma indiani o pakistani!).
Appena sveglio, in ritardo per la colazione dell'albergo, faccio un giro fuori alla ricerca di un posto dove fare colazione, il sole colpisce con una violenza disarmante. Qui i bar, ovviamente, non esistono, gli alcolici non si vendono (solo in albergo sono ammessi - e spesso abusati dagli arabi stessi). A disposizione ci sono solo dei bugigattoli molto modesti che fanno spremute (buone quelle di mango!) e offrono dolcetti dozinali (tipo i muffin un po' rinsecchiti).
Alla fine mi rifugio nel solito pastificio affianco all'albergo (Gulf Pearl Hotel) dove mi servono un the' e una brioche senza pretese.
Per strada ho incrociato due donne dal volto completamente sfigurato che si appoggiavano l'una all'altra: la legge islamica permette ai mariti di fare qualsiasi cosa alle donne che non sottostanno alla volonta' del marito: questa e' la forza della tradizione!
Domani mattina vado in bus a ovest, verso Sharjahe e Ajman, per trovare alcuni clienti: sara' dura sopportare il caldo.

domenica 12 novembre 2006

istanbul 4 e Dubai 1

Il giorno della partenza mi faccio un giretto nella citta' vecchia, attraverso di fretta il turistico Gran Bazar, ma soprattutto visito l'incantevole CIsterna di Giustiniano.
Sotto terra, sotto il traffico caotico della citta' un incredibile cisterna d'acqua fartta costruire da Giustiniano si apre agli occhi dei turisti: illuminate da fioche luci rosse le colonne aprono infiniti corridoi in mezzo a canali d'acqua immobile abitata da enormi pesci delle tenebre: qui veniva raccolta l'acqua per il benessere dell'Impero Romano d'Oriente. Oggi la visita in questa enorme catacomba di tranquillita' e' un passaggio obbligatorio per ristorare la vista e l'animo: Sul fondo della cisterna giacciono come basi di due colonne due enormi teste di Medusa, rovesciate e al contrario, messe li' cosi' probabilmente deliberatamente, dopo essere state saccheggiate da qualche risalente tempio romano. Lontano dagli sguardi di uomini che sarebbero altrimenti riamsti pietrificati dal loro sguardo letale.
Ancora pietrificato da tanta bellezza ho preso l'aereo che mi ha trascinato fino a Dubai, dove i trenta gradi giorno e notte mi hanno schiacciato nel solito squallore e orrore della citta' dei mille contrasti : miliardari, turisti del lusso, business man senza scrupoli e arabi sprezzanti schiacciano sotto il tallone della loro arroganza milioni di indiani, filippini, indonesiani ridotti in schiavitu' dalla necessita' di sopravvivere e mantenere le loro famiglie, spesso lontane e senza altre speranze.

Istanbul 3

L'Hammam era uno di quelli costruiti 500 anni fa per volere del Sultano tal dei tali e ci sono finito deliberatamente dopo attente ponderazioni.
Una volta dentro, l'inserviente, il mio massaggiatore nonche' boia, dopo avermi preso a secchiate d'acqua in faccia, mi ha dato una vigorosa strofianta con una saponetta di servizio e un guanto ruvido. Poi lo smilzo mi ha fatto uno sbrigativo massaggio e mi ha fatto sdraiare sul pavimento di marmo: a questo punto mi e' salito sopra e si e' fatto una passeggiatina fra i miei polpacci e la mia schiena, mentre la sotto io credevo che mi uscissero i polmoni dalle orecchie fra uno scrocchio e l'altro.
Poi simpaticamente mi ha ripreso a secchiate in faccia e mi ha detto di continuare da solo ad insaponarmi, e a tirarmi l'acqua in faccia, di farmi una doccietta e, uscendo, di dargli una mancietta speciale per il suo servizio (you tip my serviss...guardandomi con aria minacciosa).
A quel punto ho deciso che dovevo tirare fuori tutta la mia lunga esperienza in fatto di bagni turchi e saune e cosi' mi sono stravaccato sulla calda superficie di marmo sotto la fonte di calore, mentre tutt'attorno energumeni in asciugamanino adamitico venivano strofinati abbondantemente e con cura e devozione dai loro grassi massaggiatori.
Ho praticamente ripetuto il ciclo (da solo) piu' volte, con calma, senza fretta. Il posto e' sicuramente piacevole ed e' bello apprezzare le linee architettoniche delle volte e delle nicchie.
Alla fine mi sono portato nella mia stanzetta personale, e mi sono sdraiato sul mio lettino, avvolto dai teli che un altro inserviente mi ha attorcigliato addosso.
Prima di andare a dormire mi sono poi andato a mangiare una scodella di verdure in un piatto di terracotta e a sorseggiare la birra locale (basta ciai per oggi) in un pub turistico li vicino

Istanbul 2

Il giorno successivo, svegliato alle 10 di buon ora, mi reco in Taxi da un altro cliente col quale si conversa amabilmente e si sorseggia te' (Ciai) di brutto!
Il pomeriggio da un altro cliente a Galata, dove si fanno affaroni, ingurgitando ancora decise dosi di ciai!
Alla sera ho appuntamento con un turco del sud (vicino alla Siria) che di lavoro vende articoli per la cucitura di tappeti: e' interessato a 5 tonnellate di filo di nylon al mese per stare dietro al loro fabbisogno: interessante dico io: ci vediamo davanti al Burger King di Taksim, una fermata del metro.
Ovviamente all'ora stabilita ci siamo tutti e due, ma non sappiamo chi siamo. Rimango li un po' ma nessuno mi nota : questo mi fa pensare che non devo avere l'aria molto professionale...
Alla fine mi decido e faccio vistosamente trillare il suo telefono con il mio cellulare (il cui numero gli avevo gelosamente tenuto nascosto per timore che mi chiamasse facendomi spendere 4 Euro non rimborsati dall'azienda...) alla fine il ragazzotto affianco a me, vestito con un maglione di pelle di capra, mi guarda e capisce che sono io.
Ci trasciniamo chiacchierando di tappeti e di nylon fin sulla torre di Galata (antica torre costruita dai genovesi a Costantinopoli) dove generosamente gli offro l'ingresso (appena aveva visto il costo per salire sulla torre stava scappando terrorizzato, ma a quel punto l'ho acchiappato per la pellicciotta e l'ho cavallerescamente invitato a salire su(a spese aziendali...:importante incontro d'affari!). Da la incima si gode una vista veramente mozzafiato: le moschee sul corno d'oro sembrano sospese in aria sopra il mare di Marmara! Tutte le luci di Istanbul sembrano un quadro riccamente decorato con arzigogoli arabi e immobile da secoli. Uno spettacolo memorabile!
Ci siamo poi appollaiati attorno a un tavolino a bere altro ciai e a concludere gli accordi. Poi un suo amico ci ha prelevati in macchina e mi hanno portato a vedere il bosforo da una collina: il tratto di mare che porta la mar Nero.
Anche loro mi hanno accompagnato all'Hotel e anche con loro si doveva andare a mangiare la sera dopo, ma ho preferito andare all'Hammam...

Istanbul 1

Sto all' Hotel Nomade, in pieno centro storico di Costantinopoli, affianco ad AYA SOFIA e la MOSCHEA BLU, economico, il posto e' accogliente, con una bella terrazza con vista sui minareti della grande moschea. Ne approfitto al mattino per fare un salto a vederla e per entrare nella incredibile Aya Sofia, piena di misteri e di fascino. Corro all' albergo perche' mi doveva raccogliere un cliente.
Mi portano nel loro ufficio a 30 minuti da li'. Prima di iniziare il meeting, siccome dico che si poteva mangiare anche una cosa veloce anziche' andare fuori a pranzo (avevo appena fatto colazione), ci sediamo in un stanzino attiguo agli uffici dove una vecchietta velata ha il suo regno: un cucinino (tipo cucina della nonna) dove in grossi pentoloni preparara da mangiare per tutto il personale dell'ufficio: mangio una zuppa (che rendo immangiabile con una generosa dose di peperoncino tritato...facendo il duro - quasi muoio!) e una pasta alla margarina pesante e insipida! Ma questo si' che vuol dire "enjoying the country taste"!
Il meeting prosegue (in ufficio)con grandi prospettive e promesse, tanto che il capo mi riaccompagna in centro. mi invitano a cena, prendo il cellulare del ragazzo (nuovo impiegato che ci accompagnava come interprete) e poi non li chiamo, preferendo un tavolino singolo vicino al caminetto di un ristorantino del centro (dove gusto ottimo agnello al timo su salsa di melanzane)
Poi vado a dormire, ma prima mi dilungo a studiare i 1400 e passa canali della TV satellitare dell'albergo, in cui trionfano i canali sporcaccioni italiani. addormentandomi mi domando cosa pensino di noi i Turchi...